Trieste: imparare dai migranti, latte di “mokka” per Qaiser
Alla Penny Wirton gli insegnanti imparano le tradizioni dei paesi italiani dai migranti
Alla Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, non soltanto gli studenti imparano dagli insegnanti, ma molto spesso – e molto più – sono i volontari ad apprendere qualcosa da loro: stavolta, però, tocca a una tradizione territoriale, nota al pakistano Qaiser e non alla docente Marina, che ci racconta questa storia.
LATTE DI “MOKKA”
di Marina Del Fabbro
Trieste non è solo città della scienza e laboratorio multietnico: è anche la città del caffè. Le varianti triestine sono davvero numerose: ad esempio anche di un semplice espresso (che da noi in realtà si chiama “nero”) si usa sempre precisare se lo si desidera cortissimo, corto, lungo, lunghetto, ristretto. Le varianti con il latte poi sono infinite: gocciato, macchiato chiaro o scuro, schiumato. Il più triestino di tutti è il “capo in bi”, un caffè macchiato (cioè un cappuccino piccolo, abbreviato capo) servito in un bicchiere (bi) di vetro piuttosto spesso che ne conserva a lungo il calore.
Così quando Qaiser, il più imprevedibile dei miei studenti pakistani, mi ha chiesto dove poteva trovare “mokka e latte originale”, io ho subito pensato che volesse indicazioni su questo nostro “capo in bi”. Ma evidentemente mi sbagliavo.
“No, maestra, no!” E scuotendo la testa Qaiser ha iniziato a darsi da fare per fornirmi altri indizi, piuttosto misteriosi in verità: persone morte, una chiesa… per poi nominare Opicina, una località del Carso. “Accipicchia, Qaiser, non capisco proprio…”
Quando però si è messo a fare il gesto della mungitura allora sì, finalmente ho capito: un amico gli aveva detto che in Carso, nei pressi della Chiesa e del cimitero di Opicina si poteva acquistare latte di mucca appena munto.
“Davvero, Qaiser? Io ho abitato ad Opicina per venti anni ma di un allevamento non ho mai sentito”. E invece, una piccola ricerca nella cerchia di amici e in rete e ho scoperto che è tutto vero! L’azienda agricola esiste realmente. Non proprio ad Opicina, ma comunque in Carso, nel paese di Basovizza, esattamente nei pressi di una chiesa e di un cimitero, c’è una fattoria con tanto di mucche, vitellini, galline dove si possono acquistare, e lo abbiamo subito fatto assieme la domenica seguente, uova fresche, carne, yogurt, formaggio e ovviamente “latte di mokka originale”. Ma, mi chiedo, dovevo aspettare le indicazioni di un giovane pakistano giunto da poco in Italia per scoprire che esiste una fattoria a due passi da casa mia? Che uno straniero di primo arrivo mi facesse da guida turistica della mia città, non lo avrei proprio immaginato.