Trieste: solidarietà oltre i confini di Pakistan e Turchia
La solidarietà e l’empatia tra due donne, una pakistana e l’altra turca, studentesse alla Penny Wirton di Trieste, supera qualsiasi barriera linguistica
A Trieste un momento di incontro, fatto di pochissime parole ma di molta empatia, e che racconta la solidarietà che nasce tra i banchi e i corridoi della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti.
Due giovani donne, la pakistana Parveen e la turca A. si fanno forza a vicenda e la lezione a scuola diventa una pausa dalle preoccupazioni e angosce che ciascuna si porta dietro.
Parveen
di Marina Del Fabbro
Parveen è una donna simpatica e piena di risorse. Con i suoi quattro figli è arrivata in agosto dal Pakistan per ricongiungersi con il marito Neved, qui a Trieste da cinque anni, ormai ben integrato e badante di un anziano. Lei invece l’italiano non lo conosce per nulla.
Il loro è un matrimonio felice, nonostante sia stato combinato e lei abbia ben 14 anni più di lui. Cristiani praticanti, partecipano ogni domenica tutti assieme alla messa, ma Parveen non la comprende per cui al martedì seguente spesso mi porta il foglietto con le letture. Mi chiede di farglielo leggere, sforzandosi anche di capirlo. Ma sono testi liturgici, biblici. “Parveen, sono parole difficili. E poi ogni domenica sono diverse”, le ho detto. Così le ho proposto di iniziare con il “Padre Nostro”. Dopo aver messo a confronto la versione italiana e quella urdu, abbiamo iniziato e, versetto dopo versetto, Parveen ormai lo ha imparato a memoria quasi tutto: la prossima domenica lo potrà recitare anche lei ad alta voce assieme ai familiari.
Parveen è anche un’ottima cuoca: spesso a fine lezione, con fare divertito, tira fuori dal suo zaino un contenitore con qualche cibo pakistano: mi ha già fatto assaggiare carote in agrodolce o polpettine con granella di anacardi o ancora i barfi, quei bianchi dolcetti a forma di cubo a base di latte condensato. Io ricambio con specialità triestine o dolci di stagione e in serata ci scambiamo foto e commenti dei familiari con cui li abbiamo condivisi.
Ma i suoi tratti più notevoli sono l’intuizione e la capacità di sintesi. Qualche settimana fa Parveen era seduta a lezione vicino ad A., una giovane donna turca. A. si è messa a piangere. Lo fa spesso: è scappata da un marito violento, ha dovuto lasciare i bambini in Turchia e ora non è facile portarli in Italia. Insieme all’altra insegnante abbiamo provato a spiegare a Parveen la situazione ma lei non ha capito nulla, tuttavia non ha voluto rinunciare a dare un conforto alla compagna di banco: l’ha guardata e con dolcezza ha detto “No depression”. Per noi volontarie è stato un bel momento, commovente. A fine lezione siamo scese tutte al bar e almeno per un poco A. è riuscita a sorridere.