Migranti: che cos’è casa quando non sei a casa

Le testimonianze degli studenti della Penny Wirton Bari in occasione del terzo incontro sulle storie interculturali

Gli organizzatori del Centro servizi famiglie libertá, i volontari e le volontarie della scuola di italiano gratuita per migranti Penny Wirton di Bari, che si sviluppa attorno all’associazione “Squola senza confini”, i cittadini del quartiere e il vicepresidente della commissione Giustizia sociale, diritti civili ed inclusione del Municipio 1 di Bari, hanno partecipato il 3 febbraio scorso – raccolti in un grande cerchio – al terzo incontro “Storie interculturali di autonarrazione dal basso”.

Il tema, per l’occasione, è stato la casa. Protagonisti: i migranti e i loro racconti sulla casa del Paese di origine, la casa della città d’arrivo in Italia a Bari, le riflessioni e i sogni sulla casa del futuro. Tra questi anche gli studenti della Penny Wirton Bari, provenienti da diversi Paesi del mondo: Guinea, Filippine, Mauritius, Eritrea, Pakistan, Egitto.

Alcuni di loro, tuttavia, non hanno potuto partecipare poiché avevano appena ricevuto dalla prefettura la comunicazione del rilascio della protezione internazionale da parte della Commissione territoriale. Dovranno perciò lasciare al più presto il Cara di Bari Palese, dove attualmente vivono, eventualmente rivolgendosi a un avvocato per fare un ricorso che procrastinerà i tempi di precarietà presso la struttura. Sono donne e uomini che rischiano di trovarsi per strada dal momento che, contestualmente all’allontanamento dal Cara, non sono state assegnate a un Sai (Sistema di accoglienza e integrazione di secondo livello), che ha il fine di metterle nelle condizioni di diventare autonome.

Durante l’incontro è stato citato un report dell’Università di Bari che, dopo una ricerca effettuata presso il Cara di Bari Palese il 22 gennaio 2024, ha sviluppato alcune riflessioni che fanno emergere carenze strutturali che incidono pesantemente sulla qualità dell’accoglienza offerta alle persone che chiedono protezione internazionale, sovraffollamento con tempi di permanenza eccessivi, carenze relative ai servizi, pessime condizioni igieniche, inadeguatezza dei servizi socio-assistenziali.

Nell’allegato che segue è possibile leggere tre testimonianze degli studenti della Penny Wirton.

C’è Kouraogo Hamed, è del Burkina Fasu, nel villaggio in cui è nato aveva una casa rettangolare di terra e paglia, ora vive in un container in uno spazio molto piccolo

C’è Gemielyn Rezkalla, arriva dalle Filippine e a Bari vive con il marito Hany, egiziano, in una casa di comunità in una stanza con un bagnetto. Hanno una figlia di 5 anni e le manca tanto la mamma, la sua zuppa, una stanza tutta per se.

C’è infine Oury Diallo, viene dalla Guinea e dice che sogna un piccolo appartamento e ora che vive al Cara ha nostalgia della sua casa in Guinea che “non era grande, ma era piena di calore”.

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