Migranti: che cosa spiegheremo alle generazioni future
Sui migranti, un giorno, qualcuno dovrà spiegare alle generazioni future le scelte che noi oggi, tutti insieme come società, stiamo facendo. A qualcun altro (storici, professori e studiosi), ma certamente non a noi, toccherà chiarire esattamente che cosa stavamo facendo mentre migliaia di persone affogavano in mare o scampavano miracolosamente e casualmente, spesso mutilate, ai lager in Libia. Quel giorno, in cui non saremo presenti per consegnare la nostra giustificazione, qualcuno parlerà di noi e della nostra società riferendosi ai fatti, quelli che oggi sono cronaca e domani storia.
Su questo, ma anche su molto altro, ci fa riflettere Eraldo Affinati nell’articolo apparso il 2 novembre su Il Riformista e in cui scrive: “Un giorno forse un ragazzo studioso, appassionato della storia italiana del terzo millennio, chiederà, in buona fede, senza acrimonia, né secondi fini, ai nostri nipoti, o pronipoti, o chi per loro, insomma quando non ci saremo più, dov’eravamo al tempo in cui uomini e donne affogavano a decine, a centinaia, a migliaia, nel Mediterraneo, alle porte di casa, allo stesso modo in cui abbiamo fatto noi con gli abitanti dei paesi intorno a Buchenwald, ad Auschwitz, a Bergen-Belsen, a Sobibor, a Treblinka, a Mathausen”.
Partendo dall’immagine di Divine, bimbo nigeriano che alla scuola Penny Wirton di Roma gioca con un mappamondo di plastica sulle spalle, Affinati ci fa riflettere su quanto questi bimbi, fortunati a essere scampati alla morte in mare a differenza di molti altri, già così piccoli reggono sulle spalle il peso enorme del mondo in cui vivono.
Divine è l’immagine della vita che vince, ma che non vince sempre come nelle favole, che vince se qualcuno – magari un adulto – lo aiuta a portare il peso del mondo che ha ereditato e lo aiuta a lanciare lontano questo mondo, in un futuro migliore, multiculturale e inclusivo dove “ora vorrei che giocassero insieme: i sommersi e i salvati”, scrive Affinati.
Un articolo da leggere con il fiato sospeso e che trovi qui
“Divine, il bimbo nigeriano con il mappamondo sulle spalle“