Cittadinanza: quei migranti che già sono sorelle e fratelli d’Italia
Cosa vuol dire essere italiani? Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con le sue le parole di cordoglio per Kobe Bryant, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università del Sannio, ci chiama a una riflessione che va oltre l’incidente di elicottero nei cieli di Los Angeles. “La comunanza di studi – ha detto Mattarella – è quella che lega davvero più di legami politici, istituzionali, ed economici, che lega l’umanità attraverso i suoi confini ed è antidoto alle incertezze internazionali”. In un articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire Eraldo Affinati spiega che “questa convinzione è la stessa dei grandi scienziati novecenteschi. Sono stati loro a spiegarlo: la lingua è la casa del pensiero, il luogo della formazione spirituale, la sorgente della personalità, la radice di ciò che siamo o vogliamo essere. Senza la dimensione verbale l’uomo non potrebbe elaborare alcuna identità, ogni emozione resterebbe un grumo inespresso, qualsiasi esperienza sarebbe vana. Nella convenzione linguistica gli individui possono dialogare senza perdere niente di se stessi, scambiandosi i valori in cui credono e rafforzandoli nella dialettica del confronto critico”.
Alla Penny Wirton, scuola d’italiano gratuita per migranti, fondata da Eraldo Affinati e Luce Lenzi, si offre la possibilità di potersi esprimere a “Zimmy, nigeriana, Adem, eritreo, Malik, pachistano, Daniel, albanese, Lucinda, capoverdiana, Kama, turca, Omar, somalo”. Non soltanto, si impara a scoprire nelle diversità le somiglianze: le trovi in un ingrediente che si usa in cucina, in un proverbio o in un luogo comune diffuso in tutto il mondo, in un gesto che ovunque significa pace, grazie, ci vediamo dopo. Queste donne e questi uomini, che oggi sillabano l’alfabeto, “magari non diventeranno campioni come Kobe, ma stanno già ripercorrendo le sue tracce. Sono loro i fratelli e le sorelle d’Italia. Perché non riconoscerlo?”, si chiede Eraldo Affinati invitandoci a riflettere sulla legge sulla cittadinanza che ancora non decolla in parlamento, imbrigliata nel dibattito tra ius soli e ius culturae.
Leggi qui l’articolo pubblicato da Avvenire
“Mattarella, la scuola, la lingua. Ciò che ci lega e fa italiani”