Trento: addio a Fra Gianpietro dei migranti

Fra Gianpietro Vignandel, nato nel 1973 ad Annone Veneto in provincia di Venezia, era arrivato tre anni fa alla Mensa della Provvidenza dei Frati Cappuccini di Trento, sotto la sede della Penny Wirton, scuola d’italiano gratuita per migranti, per aiutare padre Massimo Lorandini nella gestione delle attività. Si è spento a causa della pandemia Covid-19 il 21 marzo scorso. In questa poesia Emanuela Artini lo ricorda e ce lo fa rivivere tra i corridoi e le mura del convento.

Fra Gianpietro dei migranti
di Emanuela Artini

Dentro le mura a secco del Convento
salgono gli ulivi intorno alle viti.Se il vento fa un giro, sui fili stesi
dondola un saio, i cordoni accanto,
stesi per il sole.
Il cancello allora va spalancato sul
piano sopra, erboso e raccolto dallo
sciame delle celle.
Qui scorre il ballatoio della Penny Wirton,
dove si incrociano migranti e volontari, babele di suoni e colori:
insieme si studia.
Tre le aule più un’altra sala con la
cornice affrescata dei Fioretti.
Un po’ rovinata dall’umidità, una
tonaca sventola vuota.
Temi, ma sai che poi entrano tutti,
mani e occhi in ascolto.
Passano da lontano, scavalcano muri e
tremano, ma qui cercano parole.
Che non si vedono neppure, né si
pigliano.
Parole che, qui alla Penny, vanno
insieme al fiuto, portano aromi che ai
migranti non sfuggono. Ecco il
segreto: se guardi giù dal ballatoio
vedi il saio, bello pieno, che si aggira
tra la cucina, il magazzino, apre
chiavi, rimesta la zuppa e ride, ride
davvero.
Il frate non sembra accorgersi che
tutto parte dal suo muovere il cortile.
Così le parole salgono, i nomi
prendono forma, le idee volano fino
alle case lontane.

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