Scuola: che resterà di noi quando il coronavirus sarà un ricordo
Le comunicazioni telematiche, una fascia colorata che copre i capelli, la clausura di uno e molti altri migranti che stanno affrontando il periodo di emergenza sanitaria nei centri di accoglienza, un sorriso e una canzone che rompono il ghiaccio, la fatica e le emozioni: tutto questo e molto altro ancora resterà per sempre in noi, anche quando questo periodo sarà un lontano ricordo. Quello che oggi decine di insegnanti e studenti della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, stanno affrontando ci sta già cambiando, aprendoci a nuove prospettive ma anche facendoci sperare di poter tornare presto a stare tutti insieme. Lo racconta bene Fulvio Viscomi, maestro volontario di Roma, in questa testimonianza che proponiamo qui, tutta per intero perché si legge tutta d’un fiato!
Fare lezione al tempo del coronavirus
di Fulvio Viscomi
Mi collego con Adjo in videocomunicazione cercando sempre di spaccare al minuto l’orario concordato, è una mia piccola mania del periodo in cui lavoravo, lo considero un rispetto per tutti. Le faccio un complimento per come tiene i capelli o per la fascia colorata con cui li copre, oppure le traduco in italiano la scritta sulla sua felpa. Mi sembra un modo per avviare la lezione cercando di colmare la distanza. Le chiedo se, a partire da questa settimana, è d’accordo a fare lezione anche di sabato, arrivando quindi a 6 ore alla settimana. Mi sembra contenta ma ho sempre paura di invadere troppo la dimensione in cui vive rinchiusa a casa con il marito. Per pasqua ci fermeremo solo da sabato santo a pasquetta per rispettare la ricorrenza. È giusto che ci sia un momento di raccoglimento per tutti e anche per me che non sono un credente.
Faccio lezioni “a distanza” ormai da 2 settimane a due studenti molto diversi tra di loro per 6 giorni alla settimana. Quello che doveva essere un modo per coprire questi giorni sempre uguali e cercare di arrivare al ritorno alla “normalità” è diventato un impegno a tempo pieno.
Kirolos vive in un centro di prima accoglienza per minorenni della Caritas. È già da un mese in una situazione drammatica di clausura, costretto a vivere in uno spazio ristretto insieme ad un ragazzo albanese e con l’accesso agli spazi comuni regolamentato per mantenere il necessario distanziamento. Viene dall’Egitto, dopo 5 giorni di navigazione agli inizi di quest’anno, è approdato in Calabria. Da 2 mesi si trova a Roma al centro di Torre Spaccata. Parla pochissimo l’italiano ma ha cominciato da subito a frequentare la Penny Wirton e vuole tantissimo imparare. Con il suo compagno di stanza albanese ha modo di comunicare solo tramite la nostra lingua e cercare di impararla è l’unico modo per costruire un canale di condivisione. Ancora siamo nella fase di anticamera, lettura per sillabi/fonemi e parole semplici e abbiamo deciso insieme di fare una lezione di 1 ora al giorno il lunedì, mercoledì e venerdì. La prima difficoltà è cercare di capirsi. Tutto ciò che è semplice fare quando ci troviamo l’uno di fronte all’altro al tavolino della scuola a Casal Bertone, come indicare il vocabolo, il disegno, toccare gli oggetti, è diventato adesso in queste condizioni molto più complicato. Ho cercato di sopperire con gli strumenti che la tecnologia ci offre. Prima della lezione preparo le schede didattiche, con la lezione e gli esercizi da fare insieme, e la mando agli educatori del centro che gliela stampano e gliela fanno avere prima dell’appuntamento. La lezione è organizzata con una breve lettura e poi facciamo insieme gli esercizi. Il centro non ha delle postazioni (pc) che possano essere usate in condivisione dai ragazzi ospitati. E quindi dobbiamo usare entrambi lo smartphone e la videocomunicazione di Whatsapp. In parallelo io utilizzo anche il mio pc e la chat per mandargli durante la lezione dei documenti o per indicargli come si scrive una parola difficile. Poiché non abbiamo una terza lingua in comune per spiegare parole e concetti in Italiano uso il traduttore e la nostra chat di Whatsapp è diventata una babele di lingue tra l’italiano e l’arabo. A volte devo ricorrere alla trascrizione in audio sperando che sia fedele quella che mi fornisce il traduttore. Però l’importante è capirsi e comunicare il concetto che far lezione è una fatica che si può e si deve condividere insieme. Durante la lezione sento che il compagno di stanza lo aiuta, gli suggerisce le parole in italiano o l’aiuta a fare i compiti che gli lascio per la prossima lezione. A volte me la prendo perché penso che così in realtà non lo aiuti, poi invece mi accorgo di come sia eccezionale il legame di mutuo supporto che si sta creando tra due ragazzi che vengono da paesi ed esperienze così lontane.
Adjo viene dal Togo, parla bene il francese che nel suo paese è la lingua ufficiale e ha un’ottima esperienza scolastica. Nel Togo c’è una tradizione che spinge a chiamare i bambini appena nati con il giorno di nascita e Adjo significa lunedì! È sposata con un giovane del suo paese che lavora e vive in Italia da cinque anni. Un anno e mezzo fa lo ha raggiunto in Italia e vive con lui in un appartamento in affitto. Da dicembre frequenta la Penny Wirton ed è molto motivata e veloce ad apprendere anche concetti grammaticali piuttosto ostici. Seguiamo il programma del libro rosso e quando non ho il materiale uso le schede dei corsi per stranieri che trovo su internet. La famigerata lezione 10, sui pronomi personali diretti e indiretti, ci fa penare ma la incoraggio dicendole che sono concetti da livello B1! Facciamo lezioni di 2 ore per tre giorni alla settimana (martedì, giovedì e sabato), con lettura e comprensione del testo, grammatica ed esercizi. Facciamo anche conversazioni su svariati argomenti. La scorsa settimana abbiamo ascoltato “L’anima vola” di Elisa che oltre a contenere svariati pronomi possessivi contiene un bel messaggio di auspicio. È una ragazza timida e a volte ha timore di esprimere i propri pensieri nella nostra lingua ed io cerco di incoraggiarla dicendole che non ha alcuna importanza se sbaglia qualche parola. Le ho chiesto per la prossima lezione di portare e mostrarmi un oggetto che per lei è importante per descriverlo ed esprimere perché ne è così legata. Le due ore di lezione passano velocemente ed è piacevole interrompere letture ed esercizi scambiandoci foto o ricette. Adjo è molto paziente e mi sopporta anche quando le lascio esercizi impegnativi da fare da sola per consolidare le nozioni grammaticali apprese. Tra una lezione e l’altra c’è quindi tutto uno scambio di foto con i compiti fatti a penna e con le correzioni, non manca lo scambio di qualche vignetta tra quelle più divertenti che in questi giorni hanno invaso il web.
Non so se dopo questo lungo periodo di reclusione ci sarà una fase 2, una fase 3 o 4, so che certamente questo periodo prima o poi finirà e sono sicuro che questo tempo sospeso non ce lo scorderemo mai.