Scuola: se Dad fa rima con resilienza
Dalla Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, di Bari arriva un bel resoconto di questi dieci mesi di pandemia che ci accompagna nell’evoluzione dalle lezioni in presenza alla didattica a distanza. In questo racconto di Patrizia Frezza troviamo una storia di resilienza che muova dall’empatia e creatività dei volontari e arriva al cuore degli studenti.
Una storia di resilienza
di Patrizia Frezza
Quando abbiamo deciso di riavviare le nostre lezioni dopo la pausa estiva, ci è stato subito chiaro che avremmo dovuto valutare con attenzione l’ipotesi della didattica in presenza. Già durante il lockdown alcuni di noi erano riusciti a sperimentare il metodo delle lezioni a distanza, ma non era stato sempre facile, tra difficoltà di connessione, defezioni, perplessità e dubbi.
L’E-BOOK
Un gruppo di studenti e volontari, che con coraggio e caparbietà non avevano voluto rinunciare a un laboratorio già programmato, a giugno avevano dato vita ad un e-book rivolto ai bimbi della scuola primaria: “Convivialità delle differenze per educare all’accoglienza“, sui valori dell’accoglienza e delle differenze. Una prima esperienza dell’incontrarsi a distanza per dialogare, confrontarsi e creare.
LE LEZIONI
Poi siamo arrivati a ottobre. Sognavamo di incontrare i nostri studenti, conoscerne di nuovi come ogni anno, tornare tra i banchi a ridare vita al nostro insegnamento “a tu per tu”. Nel frattempo però intorno a noi i segnali erano di ripresa dei contagi della pandemia, necessità di prudenza e di massimo rispetto delle regole. Abbiamo pensato allora di riprendere all’aperto, complice il nostro clima favorevole, nelle piazze, nei cortili, sulle panchine, passeggiando sul mare. Ma nulla. Ben presto abbiamo dovuto scartare anche questa ipotesi: nessuna sede era praticabile, né al chiuso né all’aperto. Non ci restava che la didattica a distanza.
LA PIAZZA
E così abbiamo deciso di lanciare la Dad. E per informare i nostri studenti e spiegare il metodo, abbiamo organizzato un piccolo presidio in una piazza cittadina il 28 ottobre dove, con tutte le precauzioni del caso, abbiamo accolto studenti vecchi e nuovi, prendendo le prenotazioni per le lezioni a distanza e distribuendo volantini con le istruzioni per l’uso. Eravamo in gioco. Ora dovevamo ingegnarci per costruire metodi efficaci e accendere (ma soprattutto mantenere!) l’interesse nei nostri studenti.
BRAINSTORMING
Abbiamo fatto precedere l’avvio delle lezioni da una riunione a distanza, tra noi volontari. Chi aveva già vissuto l’esperienza ha trasmesso i propri saperi, i trucchetti, gli strumenti più idonei, ciò che aveva funzionato meglio. Ognuno ha sfoderato creatività e fantasia. Le idee a confronto si sono moltiplicate. E non solo. Servivano anche competenze tecnologiche; quale piattaforma, come condividere lo schermo, come mostrare testi ed esercizi, come utilizzare i video. Abbiamo creato una cartella condivisa sul cloud, in cui ciascuno potesse inserire i propri materiali, perché fossero a disposizione di tutti. E ci siamo ripromessi di tenere vivo il confronto sui risultati, sulle reazioni degli studenti, sulla validità del metodo. Eravamo pronti, con un bel po’ di schede di prenotazioni già disponibili. Ed ecco che una nostra storica volontaria compie la magia della combinazione studente/insegnante. È fatta, si parte.
SFIDE E SUCCESSI
Ognuno di noi nutriva segretamente un certo timore, soprattutto chi era nuovo all’esperienza. Ma inaspettatamente, dopo le prime lezioni sono cominciati i commenti positivi sulla chat della “Squola”: i ragazzi e le ragazze erano assidui, interessati, entusiasti. Senegalesi, bengalesi, iraniani, afgani, argentini, tunisini, indiani, eritrei, giorgiani. Giovani donne e giovani uomini, minori non accompagnati in carico a comunità. Molti livelli diversi: chi comprende e non riesce a sbloccarsi per parlare, chi riesce a leggere e segue anche delle brevi letture dei libri. E poi la sfida degli analfabeti totali, che a distanza diventa ancora più ardua. A parte qualche defezione fisiologica, l’esperienza prende avvio con un più che soddisfacente seguito. Gli studenti, che si connettono con i loro cellulari, mostrano interesse, ma soprattutto entusiasmo. E l’entusiasmo si sa è contagioso. Gli insegnanti volontari della Penny Wirton di Bari si appassionano: le ragazze ed i ragazzi delle più svariate provenienze geografiche appaiono desiderosi di quegli incontri pur se virtuali. Sorridono, si cimentano con curiosità a quell’approccio nuovo e a tratti persino divertente. Perché a questo punto la creatività dei volontari è esplosa. Chi utilizza l’ascolto di canzoni dai cui testi attingere per arrivare alla grammatica, chi mostra video da commentare insieme, chi stimola il dialogo su aspetti socio-culturali del paese di origine , chi si avvale di testi con immagini molto grandi e colorate per sviluppare l’apprendimento visivo, chi condivide sullo schermo esercizi da svolgere e correggere insieme. Qualcuno mostra filmati divertenti che prendono in giro stranezze grammaticali dell’italiano, chi propone cruciverba, chi punta soprattutto sulla conversazione facendosi raccontare feste e tradizioni del loro Paese.
METODI E INCONTRI
Incontrare con regolarità questi nostri amici studenti è diventato un appuntamento imprescindibile. Se già l’insegnamento ai migranti è sempre stato un grande esercizio di ascolto e apertura alle esigenze dell’altro, nella didattica a distanza tutto questo è amplificato. Richiede uno sforzo diverso, un desiderio di esserci nonostante. Nonostante la pandemia, le regole di distanziamento, l’impossibilità di potersi sedere ad un tavolo assieme e stare in un aula. Nascono idee delle più originali, dove ognuno ci mette il proprio impegno per abbattere anche la barriera della distanza fisica e della tecnologia, che invece diventa complice: il web ci permette di attingere ad infinite risorse disponibili. E così nasce un’ulteriore forza che unisce i volontari: chi scopre nuove possibilità tecnologiche le mette in comune in occasione dei periodici incontri di metodo. Si impara e si sperimenta. Come la scoperta della lavagna on line, dove oltre a scrivere a mano o con la tastiera, si possono scaricare immagini sia dai propri file che dal web, che aiutano nello svolgimento della lezione. Perfetta per insegnare agli analfabeti, mostrare loro le lettere dell’alfabeto e come usare la penna per tracciare il segno che diverrà una parola, un linguaggio. Ed è la voglia di imparare che i nostri studenti manifestano, che ci anima e riscalda le giornate di questo assurdo periodo, accorciando le distanze e creando un’empatia ancora più intensa. Quei minuti, quelle ore di fronte ad uno schermo dove dall’altra parte c’è chi ci sorride, ci ringrazia e ci riempie di sincera gratitudine, si rivelano momenti di straordinaria umanità. Siamo tutti lì concentrati a trasferire e ricevere scambi di emozioni universali. Apprendere la nostra lingua è per quei ragazzi un modo per appropriarsi almeno un po’ di quella realtà difficile e spesso ostile che vivono nel nostro Paese. Quando l’afgano Habib, analfabeta anche nella sua terra, ha visto comparire sul suo foglio un segno tracciato da lui stesso, che rappresenta il passaggio, per lui epocale, all’arte di leggere e scrivere, il suo volto si è illuminato. E traspariva anche dallo schermo. Da allora si sta impegnando con costanza ad imparare più lettere possibili. Non si accontenta di conversare, il suo sogno è la scrittura.
DAD
La Didattica a distanza, che tutti criticano, che sicuramente è riduttiva rispetto all’incontrarsi e condividere gli spazi, per noi sta diventando un’altra occasione per imparare di nuovo qualcosa dai nostri studenti: non importa quale mezzo si usi e quanto strani siano gli strumenti a nostra disposizione, la nostra “squola” senza voti né registri, ha valore ancora una volta per la relazione umana, che passa anche da uno schermo o un cellulare, dalla cucina di casa e dalla linea che a volte va via. Ecco, da Bari, dove di recente siamo divenuti “Associazione Odv Squola senza confini Penny Wirton Bari”, volevamo raccontare a tutte le scuole Penny italiane che stiamo vivendo una bella storia. Una storia di resilienza. Provare a resistere agli urti di un disastro mondiale, alla solitudine, alle paure, alla distanza forzata, all’impossibilità degli abbracci. Con la gioia dell’incontro con i migranti. Anche a distanza. Funziona!