“Il Vangelo degli Angeli”, visto dai ragazzi
Il nuovo libro di Eraldo Affinati, Il Vangelo degli Angeli (HarperCollins, 2021), è al centro dell’incontro avvenuto a Bologna tra il fondatore della Penny Wirton e tre giovani liceali che stanno svolgendo l’esperienza della scuola-lavoro alla scuola di italiano gratuita per migranti
Vassilka Draisci, Emma Sacchetti e Ivan Sanzò ci raccontano come è andata la presentazione e ci portano con il loro giovane punto di vista nell’opera dello scrittore Eraldo Affinati.
Il Vangelo degli Angeli visto dai ragazzi
di Vassilka Draisci, Emma Sacchetti e Ivan Sanzò
Lo scorso 21 ottobre si è svolto presso la Sala Borsa di Bologna un incontro di formazione sul libro “Il Vangelo degli Angeli” di Eraldo Affinati, fondatore della scuola Penny Wirton, basato sul Vangelo secondo Luca e Giovanni. Durante la conferenza è stata spiegata la struttura e l’importanza del libro.
Questo libro è stato letto anche dal Cardinale di Bologna, Matteo Maria Zuppi, che ha citato Alda Merini (poetessa e scrittrice italiana) nelle cui pagine ritrova quell’intensità di sentimento che ha riscontrato nel libro di Eraldo e Gibran (poeta libano-americano) che nelle sue opere, racconta i sentimenti dei vari personaggi evangelici come Affinati.
GLI ANGELI. L’autore cerca di trascinare il lettore nel racconto del vangelo inducendolo a innamorarsene. Il libro, ricco di contenuti e arricchito da una fedele narrazione degli avvenimenti, aiuta a ritrovare umanità, a vivere le situazioni quotidiane e a meglio comprendere i propri sentimenti. L’interpretazione degli angeli da parte dell’autore è molto particolare: sono descritti in maniera molto umana, hanno dell’angelo emozioni, si affaticano, perdono la testa e si innervosiscono e a tal proposito viene fatto l’esempio dell’angelo di Giuda che impazzisce durante il tradimento fatto a Gesù venendo poi tranquillizzato dai suoi compagni. Inoltre gli angeli non possono modificare gli avvenimenti perché altrimenti toglierebbero il libero arbitrio all’uomo.
IL TEMA. Parlando di umanità, questo è il tema principale del libro: ci aiuta a ritrovarla per come concepita nel Vangelo. Gesù stesso vive con angoscia umana provocata dalla paura di non saper rispondere alle domande di chi incontrerà e di non essere in grado di trovare la via giusta per uscire dal caos.
LA FUNZIONE. La funzione principale del libro è di avvicinare i non credenti alla fede, anche la famiglia dell’autore non era credente e ciò gli permise di leggere il Vangelo senza alcun peso. Il concetto di fede è una scelta che deriva da un atto di volontà. L’autore cominciò a elaborare quest’atto di volontà e presa di posizione quando un ragazzo musulmano gli chiese se credesse davvero che Gesù fosse figlio di Dio. Gli rispose: “Io voglio credere a questo” lasciando il ragazzo interdetto ma soddisfatto della risposta.
LE MOTIVAZIONI. Dopo una prima lettura di un estratto del libro di Affinati da parte di giovani, quest’ultimo ha approfondito i motivi per i quali ha deciso di scriverlo. Nel Vangelo ha riscontrato alcuni temi già trattati in altri suoi libri, come quello della giustizia, del male umano, della fraternità ferita e della scuola. Ciò che l’ha spinto maggiormente a scrivere questo libro è stata l’emozione provata quando insegna, ritrovabile nel momento in cui si incrociano gli sguardi delle persone, proprio come quando Gesù rivolse lo sguardo a Pietro. Affinati si chiede anche se questo sentimento sia casuale oppure se ci sia qualcosa di più profondo.
L’INSEGNAMENTO. Gesù, come nel Vangelo originale, non parlava solo agli Apostoli, ossia quelli già dalla sua parte, ma soprattutto con quelli dell’altra sponda, e per farlo bisogna rischiare, ed è in questo che si identifica il lavoro dell’insegnante, che da una parte deve stare nel lato che lo legittima e dall’altra deve fare un passo in avanti per capire chi lo sta ascoltando. Questo fa capire che Gesù non è solo un capo politico, anzi, sgridava gli apostoli quando cercavano un gruppo politico in contrapposizione a qualcun altro. La fede non è come una cassaforte o una certezza inossidabile ma un momento di ricerca e dubbi.
L’incontro si è concluso con ringraziamenti e saluti. L’autore ha terminato la conferenza con una riflessione: la lingua non può essere frutto di un gioco di polso, ma secrezione dell’esperienza, casa del pensiero. Senza una lingua, non si elabora un pensiero ben strutturato.