Migranti: la cultura è pure il caffè al bar
Nero, ristretto, capo in bi, goccia, macchiato chiaro: Trieste è la città del caffè nelle sue infinite varianti. E quindi l’iinclusione culturale dei tanti migranti che la popolano non può escludere la conoscenza di questa tradizione. Una insegnante volontaria della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, ha accompagnato quindi gli studenti al San Marco, uno dei più prestigiosi caffè storici della città.
Caffè e cultura
di Marina del Fabbro
Il San Marco è uno dei più prestigiosi caffè storici della città. Doveroso portarci gli studenti. Il primo tentativo non riesce: non ci fanno entrare, si tanno girando le scene del film di Napoli-New York di Gabriele Salvatores. Ma il secondo sì: ed eccoci avvolti in un’atmosfera liberty tra grandi specchi, dipinti originali, alti soffitti decorati con foglie di caffè intagliate nel legno, lampadari in ottone. Il locale, da sempre ritrovo degli intellettuali, è molto elegante, popolato coppie, gruppi di amici, ma soprattutto studenti e studiosi. Ci sediamo anche noi a uno dei tavolini in marmo rosso.
Io prendo un macchiato, uno dei ragazzi ordina Cola Cola. Viene servita assieme a ciotoline di salatini, olive, arachidi. È l’ora dell’aperitivo, c’è parecchio brusio e anche noi ci mettiamo a conversare.
Attaulah si trova bene in Italia, vuole restarci e fare il muratore. Imran invece, di appena quindici anni, racconta il suo viaggio: è durato sei mesi, tutto a piedi. Il papà ha pagato ottomila euro per farlo scappare. In Turchia la polizia lo ha fermato e picchiato duramente, ha anche patito la fame: quattro giorni senza mangiare, ma adesso è contento. Deve ancora imparare l’italiano, ma vuole fare il pittore. Zafar invece, dice di voler tornare in Serbia dove è più facile trovare lavoro, ma lo dice ridendo: sarà vero?
Raccontano delle loro ragazze. Zafar in Pakistan ha lasciato la sua Hina che purtroppo sente poco perché la connessione non è buona. Imran non si sbottona, è ancora troppo timido. Attaulah invece vorrebbe conoscere una ragazza italiana ma “Maestra, come si comincia qui in Italia con una ragazza, che cosa si dice?”, chiede. “Per ora il primo obiettivo è imparare la lingua e ottenere i documenti. Poi si vedrà”, rispondo e proseguiamo a bere le nostre consumazioni.