Migranti: italiani neri, le persone non sono documenti

Questa settimana l’inserto Specchio del quotidiano La Stampa è dedicato al tema della cittadinanza, e a tutti gli argomenti correlati. Un percorso tra riflessioni, spunti, domande che partono dal titolo di copertina: “Sono un italiano nero“.

Il fondatore della Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, Eraldo Affinati, racconta la storia di un giovane minorenne africano, a cui è dedicato il suo libro “Vita di vita” e che sfuggito dalla Sierra Leone a soli dieci anni, dopo avventure che neanche si possono raccontare sui giornali, a 16 anni arriva alla Città dei ragazzi. Anni dopo è Affinati che va nella sua terra perché “le persone bisogna vederle in faccia. Non possiamo accontentarci dei documenti anagrafici. Soltanto così potremo capire qualcosa di vero su di loro e su noi stessi”, scrive Affinati.

E nel villaggio africano a un bambino che viene alla luce in quei giorni viene dato il nome dello scrittore. Ali Babucar Eraldo Affinati oggi ha dieci anni e “nella foto su Whatsapps sembra più grande. Se venisse a trovarmi potrei affidarlo a Michelle, liceale della Costa d’Avorio, che insieme ad altre afrodiscendenti, svolge il tirocinio formativo alla Penny Wirton”.


L’inserto è disponibile in edicola o a questo link web

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