Migranti: l’inclusione passa al Museo
I Quaderni della Penny Wirton nascono come luogo virtuale d’incontro tra le esperienze, non solo didattiche, delle scuole d’italiano per migranti fondate da Eraldo Affinati e Luce Lenzi. Sono uno spazio in cui ognuno lascia un appunto delle relazioni umane che si instaurano con i migranti e che puntano a una loro maggiore inclusione nel nostro Paese
Marina Del Fabbro, della Penny Wirton di Trieste, ha tenuto un diario che ora sbarca qui e in cui ci racconta la Penny Wirton dopo il lockdown e al di fuori delle mura scolastiche.
Un primo racconto è qui. Migranti: l’inclusione oltre la scuola
Di seguito il secondo appuntamento con i diari di Marina.
Visita al Museo con migranti
di Marina Del Fabbro
È il nostro quarto appuntamento estivo e siamo sempre più numerosi: oltre a Orinda, Halim e Kujtesa, i cugini Isa e Rinessa e la loro mamma che desidera conoscere meglio la lingua italiana e la città. È luglio inoltrato, ma fa fresco. “Io ho avuto paura dei tuoni stanotte”, mi dice Rinessa, pioviggina e abbiamo solo un ombrello in sette, ma non è un problema: la nostra meta è il Museo d’antichità, quindi la pioggia non ci preoccupa.
Mascherina, gel, misurazione della temperatura, ingressi scaglionati ed entriamo: nella sala egizia il meraviglioso sarcofago con la sua mummia, le statuine degli dei con teste di animale: gufo, cane, rapace… i papiri. E poi i reperti romani: lacerti di dipinti parietali, statue, gioielli, lucerne, armi. E ancora vasi etruschi, ciprioti, greci a figure nere e rosse. Ricca anche la sezione preistorica: vasi, gioielli, fibule, selci. I ragazzi guardano tutto ricordando argomenti di storia imparati a scuola.
– Questo l’ho studiato
– Un vaso così l’ho disegnato
– Un mosaico l’ho fatto anche io
– Belli questi ciondoli e questi orecchini
– È lontana Aquileia? Ci andiamo un’altra volta?
Prima di visitare l’orto lapidario ci fermiamo per una pausa. Mi raccontano che la mamma di Kujtesa è appena tornata dal Kosovo: lì la situazione sanitaria è preoccupante. Una zia è in ospedale con il coronavirus e tutta la famiglia è in isolamento. Loro stessi non torneranno, come avrebbero voluto, dai loro nonni a Pristina: andranno invece in Austria, a Berna, dove abita uno zio. Partiranno domani, in autobus: un intero giorno di viaggio. Sarà bello.
– Ma al rientro ci vedremo ancora, vero?
L’orto lapidario lo vediamo saltando da un albero all’altro per non bagnarci: ancora statue, capitelli, lapidi. Ma la cosa più divertente è scendere al livello di calpestio romano, sotto la attuale piazza.
– Siamo qui da due più di due ore… andiamo a prendere un gelato?
Scendiamo per le stradine di città vecchia: via della Bora, via dei Colombi, via Pirano, piazzetta San Sivestro, usciamo dalle mura romane e medioevali ed eccoci a ridosso del ghetto. Sosta gelato e poi in piazza Unità, verso l’elegantissimo Caffè degli Specchi.
Nonostante il tempo incerto, la vista sul mare è splendida. I ragazzi però restano ammirati soprattutto dalla ricercatezza dell’arredo, le tazze da the d’altri tempi e soprattutto le creazioni di cioccolato: caffettiere, animali, tazze, cucchiai tutti di cioccolato. Un cameriere ci mostra le bacche di cioccolato in esposizione e la cameriera offre bicchierini di cioccolata liquida a tutti.
Bella mattinata e… alla prossima!