Migranti. I viaggi passano, i dolori restano: Africa-Italia
Dal continente africano alla Penny Wirton, scuola di italiano gratuita per migranti, di Bari, tre brevi e toccanti testimonianze: c’è Desmond, nigeriano, costretto alla fuga dopo la distruzione del villaggio in cui viveva; Hasna, marocchina, che non la voleva lasciare la sua terra ma “il destino ha sempre l’ultima parola”; e Amelia, etiope, madre di uno studente che da oltre un anno non ha più notizie della sua famiglia.
Con il supporto delle volontarie Rosalina Ammaturo, Lucia Maranò , Patrizia Frezza, e dell’esperta in materia di diritti delle migrazioni, Erminia Rizzi.
I viaggi passano, i dolori restano: Africa-Italia
di Desmond, Hasna, Amelia
Desmond, 26enne nigeriano
Il villaggio dove vivevo è stato invaso dal bestiame. Gli allevatori volevano nutrire i loro animali con i prodotti che noi avevamo coltivato! E’ stato terribile! Tutto è stato distrutto e io sono stato ferito gravemente in tutto il corpo. Gli ospedali in Nigeria non danno cure sufficienti e io ho sofferto per molti mesi. Il mio villaggio era distrutto e noi non avevamo più niente. Potevo solo andare via.
Hasna, marocchina, da tre anni in Italia
Non è facile lasciare il proprio paese, la propria famiglia e andare a vivere lontano perché la nostalgia che si prova è molto forte. Ogni persona ha le sue ragioni per emigrare, la maggioranza parte alla ricerca di una vita migliore. Io sono venuta in Italia per raggiungere mio marito. Per me è impossibile parlare di vita coniugale se ognuno vive in un paese diverso.
Non avevo nessuna intenzione di emigrare, ma credo che il destino abbia la sua ultima parola.
Amelia, etiope, madre di uno studente della Penny Wirton
Non ho più notizie della mia famiglia dallo scorso luglio. So che c’è la guerra e situazioni terribili, non hanno da mangiare, non hanno casa non hanno acqua e più niente. Sono riuscita a far arrivare mio figlio Yonas in Italia per miracolo, a maggio dell’anno scorso, attraverso l’aiuto di alcune famiglie. Ora è andato in Germania da suo padre, perché io lavoro tutto il giorno e sarebbe costretto a rimanere sempre solo. Lì sta bene, anche se mi manca tanto. E’ stata una benedizione che lui sia arrivato, lo abbiamo salvato: nel Tigrai i ragazzi vengono arruolati per la guerra, anche a 9-10 anni. Forse ora non sarebbe più vivo. Ringrazio tanto l’insegnante della scuola Penny Wirton di Bari, che ha fatto compagnia a mio figlio con le lezioni di italiano a distanza, sin dai primi giorni in cui lui era appena arrivato, era completamente solo in casa, non poteva uscire e non conosceva neanche una parola di italiano. Siamo rimaste legate e quando lo sento lui mi manda sempre i saluti per lei.