Costa d’Avorio: Mamadou, io sono qualcuno
Mamadou Diallo ha diciannove anni. E’ nato a Yamoussoukro, capitale della Costa d’Avorio. I migranti provenienti dalla Costa d’Avorio sono particolarmente numerosi nonostante il Paese abbia un alto tasso di crescita. Sono moltissimi i giovani e giovanissimi, tra i tredici e i trentacinque anni, disposti a rischiare pur di tentare il sogno europeo. Tra i motivi alla base di questo flusso migratorio ci sono innanzitutto quelli economici, ma anche il desiderio di realizzarsi e l’incapacità di vedere un futuro nella propria terra, a causa di una diffusa mancanza di fiducia nel sistema generale.
In questa lunga chiacchierata alla scuola Penny Wirton di Roma, qui trascritta fedelmente, Mamadou racconta un po’ il suo viaggio, un po’ la sua famiglia, un po’ il suo percorso scolastico, un po’ i suoi amici, un po’ tutto quello che gli ruota attorno. Partendo da sé stesso, perché “io sono qualcuno, qui e anche al mio Paese”, dice. E noi gli diamo ragione. Mamadou è qualcuno, lui come tutti gli uomini, le donne e i bambini che arrivano o non arrivano a toccare le coste europee. Per questo alla scuola Penny Wirton tutti gli studenti sono “qualcuno” e vengono accolti e seguiti nella loro individualità, accompagnati all’integrazione e allo sviluppo della socialità.
Io sono qualcuno
di Mamadou Diallo
La prima volta che sono venuto alla scuola Penny Wirton mi sono annoiato perché non conoscevo nessuno, poi piano piano mi sono abituato a conoscere i prof e i studenti che stanno qua. Anche gli amici. Ho avuto tanti amici albanesi e diciamo mi sono trovato bene e ho imparato tantissimo. Adesso ho anche tanti amici italiani, mi hanno insegnato come si parla romano. Ho imparato l’amicizia e che significa la vita, perché fuori non ci sta una zona così, dove c’è tante persone che sono gentile: fuori non è che tutti sono gentile, ci sono tante persone che sono razzismo, ma qui non ci sta. Qua mi è piaciuto e per questo vengo a salutare. Mi sono annoiato perché tu, per esempio, se vai nel mio Paese e non conosci nessuno ti annoi, ti senti da solo. Il mio Paese è Costa d’Avorio e vengo di Capitale. Un mese ho fatto di viaggio per arrivare in Libia e poi Italia. In Sicilia ho fatto un giorno e poi mi hanno mandato a Roma. Però ho fatto le vacanze fuori di Roma. Toscana, Firenze, in Campania ma non è Napoli: Salerno, perché è lì che mio capo abitava, mi prende e insieme andiamo a fare vacanza. Lui è educatore di casa famiglia, dove io sta ma non ora. Ora non sono più minorenne, sono maggiorenne. C’è tanti ragazzi che stanno là e io voglio aiutare loro a capire che significa la vita e mi hanno chiamato: “Viene ad aiutare i ragazzi”. Li aiuto e facciamo tante cose insieme a divertirsi. Usciamo, giochiamo a calcio, facciamo i giardinieri o studiamo se hanno i compiti.
Io adesso non studio. Ho iniziato a fare educatore, ho fatto tre mesi, ma è l’aiuto cuoco che facevo. In albergo a Morlupo (provincia di Roma, ndr). È mio capo che mi comanda e mi ha chiamato: “Vieni là”. È lui che si occupa di me.
Se mi piace di più fare l’aiuto cuoco o l’educatore? Per me uguale, io voglio solo lavorare. Non voglio stare sempre seduto o sul telefono a giocare a qualcosa. O per andare in giro a fare casino con gli amici. Voglio stare a lavoro a lavorare e imparare tanti cose. La vita non finisci mai a imparare, anche quelli che hanno ottant’anni imparano.
Fa tre anni che non vado a casa, ma presto vedo famiglia, penso che 2021 o 2020. Ho quattro fratelli e una sorella, tutti più piccoli. Sono arrivato nel 2017 in Italia, avevo 17 anni. Sono arrivato. Ho studiato a casa 5 mesi e quando ho iniziato a imparare italiano mi hanno detto “hai imparato bene, inizia a fare terza media”.
Come mi sono trovato in terza media? Mah, diciamo… siamo stranieri e siamo abituati. Ho fatto la terza media ho preso il diploma in matematica a liceo scientifico perché io in matematica io conosco di più.
Adesso abito a casa mia a Morlupo da solo. Il mio capo mi ha dato la casa. C’è una casa là che è sempre la casa padre Palma, la casa là nessuno dorme là e mi hanno dato che è lì che dormo. Se mi va vado in giro con gli amici a Roma. Se lavoro alle nove fino alle tre, poi esco e vado in giro. Perché io sono qualcuno, non sono abituato a sedermi. Chi mi conosco a casa, la mamma mi chiedi “ma non ti puoi sedere due minuti?”, ho detto “ma’ non mi sono abituato a sedermi”. Io non sono abituato. Mia mamma sta in Africa, la chiamo sul normale (non attraverso internet e whatsapp, ndr).
Io gioco a calcio. Se voglio fare calciatore? Il destino chi lo sa? Nessuno. Mi hanno detto quello che ti piace devi farlo. Gioco a una squadra Bayern Monaco di Roma. Diciamo che ci sono più di undici squadre, se io sono forte e se sei fortunato mi portano davanti a giocare fino in serie A.
E il futuro? Voglio rimanere in Italia. C’è tanti zii in Europa ma non mi va di andare da loro. Anche ce l’ho zii in Italia, ma non mi va di andare da loro. Ho più di quattro zii in Francia, mi chiamano ma non mi va di andare da loro. Voglio stare qua, voglio vivere da solo. L’Italia mi piace. Se non mi piaceva da mo’ che sono andato dal 2017. L’Italia mi piace le persone che la prima cosa sono accoglienti. A me non ho visitato altri Paesi e non lo posso dire, non puoi giudicarlo com’è. Ho tanti amici che sono andati in Francia. Tornare a vivere in Africa da grande? Nel mio Paese vado a fare la vacanza e poi torno. La mia sorella ha 13 anni, i fratelli hanno 15, 10 e il più piccolo 3 anni. La mamma è giovane ancora, è la mamma che mi ha aiutato se sono qua. Mia mamma ha 45 anni. Il figlio più piccolo è nato in 2017, l’ho visto. E’ nato oggi, io due giorni e sono uscito di casa. Se vado a casa voglio costruire una casa per me dove i miei fratelli possono vivere. E un posto, un magazzino per vestiti per telefono per vendere. La mia famiglia non è povera ma voglio aiutare di più. Un negozio. Anche io vendevo vestiti, per quello lo stile ce l’ho. Tanti persone mi chiedono “ma il stile dove lo prendi?” Perché vendevo vestiti e il stile non mi mancherà mai. Anche mio capo mi chiede vuoi fare stilista? Vuoi fare modello? Ma non lo so. Lo stilista mi piacerebbe ma non ho proprio la testa adesso. Da grande ancora non lo so.
Quando stai in terza media ci hai un solo professore, ma quando vai davanti al liceo ogni ora c’è uno. Qui alla scuola Penny Wirton sempre ho cambiato, per me è meglio, perché l’altro può pensare più di te. Per quello cambio sempre la prof o il prof. Studio con te e tu ce l’hai un’idea e poi un’altra mi può dare la sua idea. Il 2019 ho studiato tanto solo con Cristina e parlo quasi bene, ancora non bene.
Suono pure il tamburo a Porta Maggiore, c’è un posto dove tutti vanno a suonare. I miei amici suonano e suoniamo insieme, io vado solo qualche volta se non ce l’ho niente da fare.
Il mio migliore amico ha diciotto anni, siamo tre così migliori amici. Andiamo in giro, il sabato se non abbiamo niente da fare andiamo in discoteca a ballare, andiamo a vedere le nuove discoteche aperte a Roma. La settimana non può finire se non posso andare in discoteca. Al mio Paese, per questo, litigavo sempre con la mamma. Anche l’orecchino che ho fatto alla mamma non piace. Perché io sono qualcuno, anche quando stavo al mio Paese. L’orecchino lo mettevo ma quando arrivo a casa lo tolgo. Il tatuaggio ce l’ho. Ho vissuto con la mamma ma non lo ha mai visto che ce l’ho addosso. Ho fatto il tatuaggio ma quando vado a fare la doccia metto il cappotto sopra. Metto la maglietta lunga quando esco.
E’ la mia nonna che mi ha allevato. Da due a quindici anni stavo con la nonna, quando avevo sedici anni ho visto la mamma. Se la nonna ti cresce puoi fare quello che vuoi, la nonna mi ha cresciuto e ho fatto il tatuaggio e l’orecchino. Poi quando sono andato dalla mamma, solo un anno e ho detto “voglio andare via”. La mamma stava con il padre e i fratelli in un’altra città. Quando è tornata io ho detto voglio rimanere con la nonna, se chiedo soldi alla mamma non mi dava, se chiedo alla nonna mi dava. Però alla nonna di più vuole bene che alla mamma, ma io ho detto anche alla mamma “voglio alla nonna più bene che di te perché lei mi ha cresciuto”. Lei viveva in un’altra città sempre in Costa d’Avorio, diciamo cinque ore per arrivare da lei con la macchina.
Qui non si mettono i voti, ma se mi chiedi voto per Italia, otto diciamo.
Nel mio Paese ero andato a scuola dieci anni, ora però sono più bravo in italiano che in francese, il francese sto dimenticando. Con mia mamma parlo bambara, il francese lo sto dimenticando.